Friuli, visita a Villa e Parco Manin

Villa Manin, visita alla dimora storica friuliana

La villa è un complesso maestoso ed armonico immerso in un parco secolare, a Passariano (UD). Testimonia le fortune della famiglia Manin discendente dell’alta borghesia fiorentina e trasferitasi in Friuli nell’XI secolo con tutte le sue attività bancarie e commerciali.

L’ascesa sociale dei Manin coincide con la costruzione della villa, iniziata nel 1650. Lo scopo non era quello di ottenere una dimora privata di campagna, ma piuttosto una residenza principesca per la nuova potente famiglia.

La costruzione subì nel tempo vari ampliamenti, per raggiungere nei primi anni del settecento l’impronta definitiva con la sopraelevazione del nucleo gentilizio, la costruzione delle barchesse (ossia gli alti portici che partono ad angolo retto dalla facciata) e la creazione dell’esedra: un porticato a ferro di cavallo che chiude il giardino antistante la casa padronale.

Il piano nobile della villa è insolitamente ricavato al pianterreno. Al centro la grande sala delle feste si sviluppa su tre piani. Il primo piano si distingue esternamente per la bella balconata e le finestre riccamente decorate, a cui però non vi corrisponde internamente l’usuale piano nobile. Sopra il blocco centrale un grande timpano completa la facciata che acquista così una gradevole animazione.

Dalla scalinata centrale si accede al cortile d’onore chiuso anteriormente da un muretto e da un magnifico cancello in ferro battuto. Ai lati le barchesse: quella di sinistra (l’antica cantina) è attualmente trasformata in ristorante; mentre in quella di destra (che ospitava la cucina e le scuderie) è sistemata una esposizione di carrozze d’epoca e un museo delle armi antiche.

Villa Manin fu dimora dell’ultimo Doge di Venezia, Ludovico Manin, ed ospitò Napoleone Bonaparte che proprio in questa villa firmò con l’Austria il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797).

Le settecentesche decorazioni interne non portano firme famose e risultano nel complesso accademiche e convenzionali. Ciò si spiega con l’uso saltuario della villa da parte dei proprietari che la utilizzavano in occasione di feste, partite di caccia o soggiorni di personaggi importanti.

La villa, acquistata nel 1969 dalla Regione, è oggi sede della Scuola di Restauro e del Centro di Catalogazione del Patrimonio Culturale ed Ambientale.

Dal 1971 è stata riaperta al pubblico ed è divenuta sede di attività espositive che mal si adattano con le sue decorazioni classiche. Così il visitatore che si aspetta di immergersi in un panorama autentico delle epoche passate, ha la sgradevole sorpresa di trovare bianche pareti mobili appositamente installate per nascondere le decorazioni della villa e rimane deluso nel constatare una serie di sale vuote con appesi quadri di pittori moderni, come l’avventura astratta di Kandinsky.

Sul retro della villa si estende un vastissimo parco, originariamente di tipo barocco e ispirato ai modelli francesi. All’epoca era concepito come uno spazio culturale teso a ricreare l’atmosfera mitica del mondo dell’Arcadia con lunghi viali impreziositi da gruppi statuari.

Durante l’ottocento il parco venne in gran parte rifatto, in due successivi interventi, per trasformarlo in giardino paesaggistico all’inglese, con un ampio prato centrale circondato da gruppi compatti di vegetazione. Della prima impostazione barocca oggi rimangono l’imponente cornice del muro arcuato con i sontuosi portali, le collinette allegoriche e le lunghe file di statue che, senza più viali, hanno perso un rapporto preciso con il parco ed appaiono fuori posto.

Sotto il profilo botanico il parco possiede esemplari arborei secolari. Alcuni platani hanno raggiunto i due metri di diametro e molte sono le piante esotiche.