Il leone e il moscerino – favole dal mondo

-Ehi tu! Come osi avvicinarti a me, miserabile insetto?- ruggì il leone, sentendosi sfiorare da un moscerino.
-Chi credi di essere?- rispose il moscerino, – Credi di farmi paura perché sei grande e grosso? O perché sei chiamato “il re della foresta”? –

E continuò: -Hai bisogno di una buona lezione, mio caro. Ora ti insegnerò io chi è il più forte di noi due!
Detto fatto, il moscerino prese lo slancio e si buttò in picchiata contro il collo del leone, il quale inutilmente cercò di fermarlo annaspando con le zampe e ruggendo. Infuriata per un simile affronto, la belva con gli occhi infiammati incominciò a menar colpì di zampe e di coda contro il proprio collo, dove s’era ficcato l’insetto.

Sembrava impazzita e ruggiva spaventosamente, contorcendosi e rotolandosi per terra con la bava alla bocca per la rabbia.

Il moscerino intanto aveva lasciato il collo del leone ed era passato a pungergli la schiena, poi una zampa, poi il muso. Quando, per colmo di offesa, gli penetrò nelle narici facendogli il solletico, il re della foresta s’inferocì a tal punto che i suoi ruggiti fecero tremare la boscaglia tutto intorno. Si rotolò per terra, si contorse, si insanguinò coi suoi stessi artigli, nel vano tentativo di afferrare l’insetto. Alla fine, esausto, si lasciò cadere al suolo, dichiarandosi vinto.

Il moscerino s’inorgoglì: lui, infinitamente più piccolo del leone, era riuscito a vincere il re della foresta!
Si sentiva ormai l’animale più forte del mondo e volò ad annunciare dappertutto la sua vittoria. Ma aveva fatto poca strada, quando incappò in una ragnatela. Tutto intento a pavoneggiarsi, non la vide per tempo e cadde nella trappola del ragno.
-Toh, un misero moscerino!- esclamò il ragno che era corso a vedere chi si agitava tra i fili. -Speravo di avere catturato un animale più importante. Ma piuttosto che niente… – E in un boccone se lo mangiò.

Le persone che si ritengono più importanti di altri possono anche imporsi per qualche tempo, ma alla fine affogano nella loro stessa presunzione.

Esopo